Pasquigliora ( 982 m.S.l.m. )
Gruppo di case a 982 metri di quota nell’Alpe di Sant’Antonio a cui arriva una sterrata da S.Antonio ed il sentiero 133 dalla stessa località. Qui possedeva una casa Fosco Maraini in posizione panoramica sulla Pania Secca.
Dal Tibet al Giappone, al Karakorum; poi il grande viaggiatore Fosco Maraini approda a Pasquigliora....
Cercavo un bel posto selvaggio. Un giorno dalla Pania intravidi lontano un tetto rosso. Fu difficile rintracciarlo. Il tetto rosso copriva ormai il guscio di una casa abbandonata. Dal luglio 1978, appena posso scappare da Firenze, mi rifugio in questo paradiso.[2]
Pasquigliora e dintorni, oggi, luoghi abbandonati. Una volta, trent’anni fa, mi dicono, più di cento persone abitavano nelle case della zona, sparse qua e là per i pendii, seminascoste dai castagneti e dai faggi, disposte sui colli, abbarbicate su pei greppi rocciosi (come Trescala, con la sua vista che toglie il respiro, sui dirupi della Pania), o nascoste in luoghi orridi e ombrosi (come il Bovaio). C’era anche una bottega – nella casa oggi ridotta un rudere – vicina a Colle Panestra: ci vendevano fiammiferi, sigarette, sale, petrolio, chiodi, arnesi, qualche capo di vestiario, scarpe, le cose essenziali a chi viveva quassù fuori dal mondo. Da quello che mi raccontano i vecchi, le famiglie dovevano essere per gran parte sufficienti a loro stesse gran parte del cibo veniva prodotto sul posto. La castagna aveva un posto importantissimo nella dieta: gli alberi, molti di cui giganti secolari, erano tenuti con la massima cura, il sottobosco non arrivava mai a riprodursi, tra un colosso nerboruto e l’ altro, si stendeva un prato d’erbe rade e foglie misto a foglie secche, sul quale era facile in autunno raccogliere le castagne cadute dove nascevano rigogliosi i funghi. Ancora adesso sopravvivono qua e là delle casette basse munite d’una minuscola finestra, sono i metati nei quali si seccavano le castagne distese su delle cannicciate sopra un fuoco lentissimo e senza fiamme delle radiche dei castagni.......Ancora oggi, in certe condizioni speciali di luce solare, si notano i terrazzamenti che dominano qua e là in montagna, nonostante i contrattacchi del fuoco. Certe scalinate di terrazze riempiono di meraviglia ed ammirazione, quando si consideri la ripidità del terreno, il numero dei gradoni, i luoghi disperati in cui si era andata a trasformare, a creare questa disperata campagna[3].
Rif. http://www.escursioniapuane.com/SDF/MonteRovaio.html
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