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Bagni Caldi (Bagni di Lucca) - Paese Fantasma

Bagni Caldi  

La storia dei Bagni Caldi
Arrivare ai Bagni Caldi è molto semplice, partendo da Piazza del Ponte a Serraglio, si sale verso il Bagno Bernabò e da lì si prosegue per la strada arrivando all’arco dello Spiffero che introduce nella Piazza San Martino, all’interno del nucleo abitativo dei Bagni Caldi. Qui troviamo l’imponente mole dell’Hotel Savoia costruito tra i secoli XIV e XVIII mentre sul muro a destra dell’arco di ingresso appaiono tracce di un affresco raffigurante una Madonna con Bambino databile al XVI secolo. Dalla piazza San Martino si diparte una lunga scalinata che porta agli stabilimenti termali e dove è visibile sulla destra, lo stemma della famiglia Della Lena, fino al 1685 sovrastante il portale d’ingresso dell’attuale palazzo Comunale. La chiesa di San Martino che troviamo alla fine della scalinata fu edificata nel 1292 da Jacopo di Puccio e modificata nel 1800 sotto il governo ducale. Oggi è soggetta ad un radicale intervento di consolidamento e ristrutturazione. Al termine della scalinata la facciata come quinta scenica della vecchia residenza granducale, poi Grande Alberto delle R. R. Terme, nel cui parco fu esso a dimora un raro esemplare di gimko biloba tutt’oggi esistente. Quest’edificio era la residenza estiva del Granduca di Toscana Leopoldo II di Lorena che vi prese possesso nel 1850. Questa borgata, sorta nel tempo intorno al Bagno Caldo, era particolarmente piaciuta alla moglie del Granduca, Maria Antonietta, e qui la regale famiglia fu solita soggiornare annualmente dalla primavera all’autunno. Le cronache narrano che il Granduca avesse dato disposizione che tutti i giorni un colpo di cannone annunciasse alla valle il mezzogiorno. Quando nell’estate del 1851 la famiglia si apprestò a lasciare Bagni Caldi per fare ritorno a Firenze, la sera del 21 agosto sulla piazza della borgata, un coro di giovinette, accompagnate dalla banda musicale paesana, dedicò al Granduca e alla sua consorte una serenata di Guynemer. Dai Bagni Caldi è possibile salire verso il Paretaio, la Chiesa della SS. Annunziata, proseguire verso il Colle e da lì arrivare fino alla chiesina degli alpini e “la Rotonda del Colle”. La Chiesa della SS. Annunziata fu costruita nel 1469 per volontà di Matteo Della Lena e venne distrutta dal terremoto del 1920, quindi riedificata a spese di Archimede Nannetti e restaurata nel 1962. Il Colle è composto da un gruppo di casupole che costituisce forse il più antico abitato di Corsena, la veduta che si gode dal colle è davvero stupenda e qui Heine ci viene nuovamente in aiuto:

“Ho divorato giorno e notte duecento miglia, per vedere una sola montagna della Scozia. Ma non c’è nulla come l’Italia. Le piace questa contrada? Che splendore! Guardi gli alberi, le montagne, il cielo, e, là sotto l’acqua, sembra dipinta! Ha mai visto niente di più bello a teatro? Qui si diventa, per così dire, poeti. Si fanno dei versi, non si sa come.”

Dal Colle, per un viottolo sterrato, attraversando un boschetto di lecci e querce, si arriva ad una costruzione circolare chiamata “Rotonda del Colle”, meta nell’ottocento e oltre di illustri visitatori come Alexander Dumas padre, il Pascià Mohamed Alì, l’esule ungherese garibaldino Colonnello Sàndor Teleky. Passata la “Rotonda del Colle” si raggiunge la Chiesina degli Alpini eretta nel 1951. Scendendo, tornando al Paretaio è possibile tornare a Ponte a Serraglio, strada sulla sinistra, oppure proseguire verso Corsena e La Villa, strada sulla destra, e passeggiare attraverso la romantica e un po’ selvaggia “via dell’amore” che conduce direttamente verso Bagno alla Villa godendo di scorci sublimi e assaporando una natura ed un paesaggio ameni.

“Una valle più incantevole io non l’ho mai trovata, specie a guardar su villaggio dalla terrazza dei Bagni Alti, cui fan da sentinella dei cipressi di un verde cupo. Si vede, di qui, un ponte gettato su un fiumicello che si chiama Lima e che, tagliando in due il paese, precipita alle due estremità in dolci cascatelle e mormora tra le rocce come se volesse dir le cose più gentili e il chiacchierio dell’eco tutto in torno gli impedisse di prender la parola. Ma il fascino della valle sta soprattutto nel fatto che non è né troppo grande né troppo piccola, che l’anima di chi guarda non è sopraffatta ma armonicamente nutrita del paesaggio delizioso che le stesse cime dei monti, come dovunque negli Appennini, non hanno la fora sgraziata, bizzarramente e goticamente sublime, delle caricature di montagne, di cui la Germania è piena come di caricature dell’uomo, ma sembrano esprimere nelle forme nobilmente modellate, di un verde gaio, una civiltà superiore, e accordarsi melodicamente col cielo di un pallido azzurro.”

Così Heinrich Heine descrive i Bagni di Lucca nel suo soggiorno ai Bagni Caldi nel libro Reiserbilder pubblicato nel 1829-1930. Heine si trattenne circa un mese, dal 28 agosto alla fine di settembre nella cittadina termale, trovando lieta compagnia nel marchese Gumpelino, in Matilde, Letizia e Francesca e in Lady Maxfield. A Bagni Caldi soggiornarono nel 1849 i coniugi Browning che scrissero di essere: in una specie di nido d’aquila, la casa più alta del più alto dei tre villaggi…Il suono delle acque e il canto delle cicale sono gli unici rumori che udiamo.

Rif.http://www.bagnidiluccaterme.info/it/argomento/Paesi-di-Bagni-di-Lucca/Bagni-Caldi.html










































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