Passa ai contenuti principali

Mirteto e la Valle delle Fonti

Mirteto e la via delle fonti (282 m. .l.m.)

Il Mirteto è un piccolo borgo monastico sui Monti Pisani, attualmente in stato di abbandono.

Si trova a circa 282 m s.l.m. sopra il paese di Asciano, nel comune di San Giuliano Terme. Giace nel solco segnato dal rio Foce Pannecchia, sul versante orientale del Monte Faeta. Vi si può arrivare dalla Valle delle Fonti (o Via delle Fonti), attraversando il ponte sul torrente e percorrendo un sentiero segnato dal CAI con le classiche righe rossa e bianca.

Il complesso comprende una chiesa di stile romanico del XII secolo, intitolata a Santa Maria di Mirteto, all'epoca dipendente dalla Badia di San Michele alla Verruca. L'edificio rimase attivo fino al XVIII secolo, diventando nel 1712 un oratorio privato. Attualmente versa in stato di rudere, ma con muri e altare ben conservati. Era sede di una Madonna della neve quattrocentesca, oggi presente nella chiesa di Asciano.

Il resto degli edifici, comprendenti abitazioni, forni e cantine, alcuni dei quali molto più moderni, è in stato di degrado e pericolante; l'accesso è vietato.

Il toponimo deriva dalla presenza di piante di mirto nell'area, per lo meno nel periodo in cui il monastero era ancora abitato.

La Valle delle Fonti, anche conosciuta come Via delle Fonti, è una area naturale protetta di interesse locale in provincia di Pisa. Essa è situata nel contesto dei Monti Pisani. Il nome deriva dalla presenza, lungo il percorso che sale al monte, di numerose fonti dalle quali si dirama l'anticoacquedotto mediceo pisano.

La vegetazione dei Monti pisani presenta caratteristiche diverse in base alla esposizione al sole durante la giornata. Dalla parte lucchese a N/E si trova un sottobosco ed un microclima più umido, invece dalla parte pisana a S/O, influenzata anche dalla vicinanza del mare abbiamo un ambiente più assolato e secco. Nelle zone di bassa quota di tutta la catena montuosa si trovano diffusi i vigneti, quindi si incontrano terrazzamenti di olivi, e nelle quote più alte si trovano macchia mediterranea, pinete, castagneti,faggete e quercete.

L’azione continua dell’uomo ha modificato nel tempo le tipicità floreali dei Monti pisani. Questa azione modificatrice cominciata sin dall’inizio dell’era quaternaria, quando i Monti pisani erano per lo più occupati da leccete nelle zone più temperate, per lasciare posto ai complessi boschivi di caducifoglie nelle zonemesofile. Attualmente la copertura vegetazionale è rappresentata, a seconda del grado di occupazione umana, da boschi o garighe di sclerofille a dominanza di leccio, Quercus ilex L., boschi a castagno, pinete apino marittimo, boschi misti di latifoglie, aree sottoposte a orticoltura e zone destinate a vigneti e oliveti. Le leccete sono estremamente ridotte e spesso costituite ormai per lo più da individui ridotti a cespugli o comunque di ridotte dimensioni.

Molto diffuse sono la felce mediterranea e il capelvenere, abbondanti lungo i corsi d’acqua della Valle delle Fonti, l’euforbia e il mirto che costella tutto l’itinerario del percorso della Via fino a Mirteto. Oltre a una quantità di piante da frutta inselvatichite tra cui fichi selvatici, sugheri monumentali e il Prunus cerasifera(ciliegia susina o Suregio o Mirabella o Mirabolana o Prugna Amolo, un antico ibrido naturale tra il susino e ilciliegio forse impiantato dalle comunità che abitavano la zona in passato).[1]

Come tutti gli ambienti naturali che hanno subito trasformazioni da parte dell’uomo la zona dei monti pisani si caratterizza come ecomosaico o mosaico ambientale, cioè come una zona interessata da un incremento della diversità di forme vegetali e animali. In particolare, lo studio della composizione e delle interazioni ecologiche delle comunità di uccelli e mammiferi è ciò che maggiormente permette di valutare la diversità e la complessità degli ambienti risultanti dall’azione dell’uomo.

L’avifauna presente nel comprensorio dei Monti Pisani è caratterizzata da specie rilevate lungo l’intero anno solare. Nel corso delle ricerche tese a censire le popolazioni di uccelli nidificanti e svernanti in Toscana è stata attribuita al comprensorio la presenza di 16 ordini di uccelli e segnalati in particolare i seguenti esemplari: tuffetto, airone cenerino, tarabusino, garzetta, germano reale, fischione, alzavola, codone, poiana, gheppio, quaglia, fagiano, gallinellad’acqua, gabbiano reale, gabbiano comune e pavoncella, colombaccio, tortora, cuculo, rapaci notturni tra cui, molto diffuso nei centri abitati del comprensorio, il barbagianni Tyto alba, succiacapre, rondone, martin pescatore, upupa, torcicollo, picchio verde, picchio rosso maggiore, e almeno 57 specie di passeriformi.

La creazione di ambienti variamente coltivati e spesso frammisti ai boschi, caratteristica più diffusa sul versante pisano dove si trova il percorso dellaValle delle Fonti, ha dato origine a zone di transizione tra due ecosistemi differenti che si influenzano vicendevolmente, in cui è attestata la presenza di un numero più elevato di specie animali. Anche molte specie che solitamente hanno i loro nidi o posatoi nel bosco utilizzano le risorse alimentari presenti nei coltivi e nelle aree marginali di transizione. È il caso di molti fringuellidi, turdidi, silvidi e uccelli predatori che si alimentano nelle aree coltivate dell’uomo. I rapaci notturni (barbagianni, allocco, civetta e assiolo) sono spesso avvistati negli ambienti umanizzati dove hanno insediato da lungo tempo anche i loro rifugi e nidi.

Il popolamento di mammiferi dei Monti Pisani è costituito anch’esso da specie legate alla presenza di ambienti umanizzati o seminaturali, di bosco o di aree limitrofe o aperte. Vi si trovano esemplari appartenenti a sei ordini ovvero il cinghiale, mammiferi predatori appartenenti alle famiglie deimustelidi e dei canidi, la lepre, il pipistrello, il toporagno dai denti bianchi e dai denti rossi, oltre ai topi propriamente detti, ovvero il ratto, l’arvicola, presente soprattutto nella fascia planiziale meridionale, il ghiro e l’istrice.[2]


























































































Commenti

Post popolari in questo blog

Monteperpoli ( Castelnuovo di Garfagnana )

Monteperpoli  Monteperpoli è una piccola borgata formatasi nel corso dei secoli sull’omonimo valico di montagna, che fin dai tempi antichi collegava Gallicano e la Mediavalle del Serchio con il resto della Garfagnana, nell’epoca moderna con la costruzione della nuova strada di fondovalle la “SR 445”, il valico ha perso l’originaria importanza, oggi oltre al traffico locale e percorso principalmente per motivi turistici, molti gitanti della domenica e stranieri percorrono  quella strada tortuosa per ammirare dall’alto, la Valle del Serchio e suoi borghi (antichi “Castrum” arroccati lungo le pendici dell’Appennino). L’origine di questo “Passo Apuano”, si perde nella notte dei tempi, le prime notizie documentate risalgono al tempo dei Romani e più precisamente con la costruzione della variante della via “Clodia” (realizzata dal Console M.Claudio Marcello nel 183 a.C). In epoca medievale, sul valico di Monteperpoli per dar ricovero ai pellegrini, venne edificato un “Hospitale” con

Pallazzo Poggi . Pian di cerreto ( Paesi Fantasma )

Palazzo Poggi  ( Pian di Cerreto) L’edificio, situato nel Comune di Castiglione Garfagnana, si erge in una posizione con splendida vista sulla cerchia delle Apuane a Sud-Ovest e sull’Appennino Tosco Emiliano  a Nord-Est ed è al centro della valle percorsa dal fiume Serchio, circondata da colli degradanti punteggiati da paesini antichi e suggestivi , che evocano un’ immagine di ordinato grande teatro naturale. Le numerose vestigia antiche ancor oggi sparse sul territorio del comune testimoniano un passato ricco di importanti vicende storiche.  Di notevole importanza storica a Pian di Cerreto troviamo Palazzo Poggi (XVII) e Palazzo Giovannoli (XVIII). L’edificio, iniziato alla metà del 1700, è pervenuto agli attuali proprietari dall’ antica famiglia dei Conti di Bacciano, i Giovannoli, e fu abitato fino agli ultimi anni del 1800 quando il Conte Poggi Poggio di Castellaro, marito di Maria Anna Giovannoli, ne ampliò la struttura che però a causa di eventi bellici non riuscì a terminare

Caprignana Vecchia ( Ruderi ) Paese Fantasma

Caprignana Vecchia Risalendo la via comunale che porta al Parco dell'Orecchiella, superata la Fortezza delle Verrucole, si raggiungono prima Orzaglia, una suggestiva località da cui si ammira uno splendido panorama della valle del Serchio e delle Alpi Apuane e presso la quale è situato un campo per il tradizionale "tiro della forma", e poi si può raggiungere Caprignana Vecchia, distrutta dal terremoto del 1920. E' interessante visitare le rovine della chiesa (di cui rimane in piedi la torre campanaria) e delle abitazioni disseminate tra castagneti e prati a pascolo.